Presentazioni

Presentazione dell’opera da parte dell’Editore

Nella foto, da sinistra: Il prof. Stefano Gargiullo, l’Autore e Enzo Maiorca a Ponte di Legno, nel 1993, in occasione della manifestazione ”OLTRE L’AVVENTURA” del 1993.

Nella foto, da sinistra: Il prof. Stefano Gargiullo, l’Autore e Enzo Maiorca a Ponte di Legno in occasione della manifestazione ”OLTRE L’AVVENTURA” del 1993.

Il titolo: “OLTRE L’AVVENTURA” trae origine da due singolari manifestazioni, ideate da Paolo Costa e da Lamberto Ferri Ricchi autore di questo libro, che si svolsero a Ponte di Legno negli anni 1993 e 1994. Ai tanti illustri personaggi che parteciparono, fu chiesto di compiere un’approfondita analisi sulle motivazioni che erano state alla base delle loro straordinarie imprese. Ciascun protagonista dette una spiegazione, aperta e originale, talvolta imprevedibile, mai del tutto scontata.

Emersero così attente riflessioni, che di solito rimanevano nel privato, quali, fattori culturali, progresso scientifico, impegno sociale, curiosità, passione, valutazione delle proprie capacità e dei propri limiti, lavoro di gruppo, divertimento, volontariato e altre componenti stimolanti, ma tutte caratterizzate dall’assenza di fini lucrativi. Argomenti questi di solito ignorati o distorti dalla televisione e dai mass-media in genere, dove l’avventura è spesso proposta come un’attività riservata a Superman, con racconti d’imprese rischiose quanto artefatte, mirabolanti ma senza alcuno scopo, con l’intento di strabiliare al punto da esaltare le menti più fragili e stimolare pericolose emulazioni o con l’obiettivo, più o meno evidente, di promuovere prodotti commerciali.

Lamberto Ferri Ricchi è un personaggio difficile da inquadrare, per la vastità degli interessi e per l’eterogeneità dei lavori svolti. Ha svolto un’intensa attività esplorativa, soprattutto in Italia, che parrebbe impossibile oggi, dato che ogni angolo del territorio sembra sia stato ormai visitato, cartografato e studiato in ogni dettaglio. E’ stato promotore e protagonista di tante imprese, di record eclatanti quanto occasionali, di scoperte importanti, ricerche ed indagini d’ogni genere, studi e progetti singolari rimasti finora circoscritte in pubblicazioni scientifiche o di settore.

Non incline alla pubblicità, Lamberto Ferri Ricchi è un personaggio che tende a superare rapidamente quanto appena concluso per andare a “curiosare”, a modo suo, in altri posti singolari. Tante incredibili “avventure” sembravano così destinate a essere relegate in lavori di non facile consultazione: un’ottantina di scritti apparsi su importanti pubblicazioni e migliaia di stupende e originali fotografie.

Abbiamo convinto Lamberto Ferri Ricchi, non senza fatica, a riproporre, in stile giornalistico, una sintesi dei tanti lavori da lui condotti. Il risultato è una lunga ed emozionante carrellata dove l’Autore ci accompagna quasi per mano in un mare d’avventure, che sembrerebbero frutto dell’immaginario se il protagonista non fosse un noto e stimato personaggio, così come i tanti illustri compagni d’avventura citati nei racconti.

Stefano Gargiullo

Il prof. Stefano Gargiullo, già titolare della cattedra di “Istituzioni di Statistica”, Facoltà di Economia, Università di Siena è Dottore Commercialista, Editore, Giornalista pubblicista. E’ l’Amministratore della casa editrice IRECO s.r.l., che pubblica prevalentemente libri di argomento marino, subacqueo, storico, archeologico.


Luigi Ferraro

Il prof. Luigi Ferraro e l’Autore alle sorgenti di Ninfa nel 1973 in occasione delle riprese del documentario “Vita da Sub” di Gigi Oliviero e Franco Bernabei.

Il prof. Luigi Ferraro e l’Autore alle sorgenti di Ninfa nel 1973 in occasione delle riprese del documentario “Vita da Sub” di Gigi Oliviero e Franco Bernabei.

E’ come entrare in un ristorante e chiedere come si mangia! Io con Lamberto Ferri Ricchi sono amico da oltre 30 anni per simpatia personale e per la stessa passione subacquea che ci accomuna. Quindi come vi aspettate che ne parli? Si, sono amico da una vita e, prima che per questo lo pensiate, dichiaro che scrivo proprio per parlarne bene.

E’ ovvio che con questa premessa, se non avessi argomenti validi, si capirebbe alla seconda riga che è solo buonismo amichevole ed esaltazione premeditata. Insomma direte, qual è il finale di questa storia? E’ questo: dopo una conoscenza di decenni ho scoperto che non conoscevo per niente Lamberto. Lo avevo considerato uno dei tanti amici, che faceva un po’ questo, un po’ quello, ma così per passione e divertimento. Mai ho formulato un giudizio cosi sballato nel valutare una persona come in questo caso.

Devo trovare delle attenuanti e sono che in tutto il tempo precedente ci siamo incontrati e trattati in circostanze pubbliche, implicati nel programmare, mai in privato per il tempo necessario. Invece proprio recentemente è avvenuto che durante un viaggio in macchina e poi a casa sua, abbiamo avuto qualche ora solo per noi. Ho chiesto allora qualche ragguaglio sulle sue attività, sui lavori svolti, sulle responsabilità avute. Dalle sue risposte e dalla documentazione che ho visto, ho doverosamente cambiato radicalmente opinione e molto volentieri.

Ho potuto constatare in tante piccole e grandi cose la sua intelligenza e preparazione teorica e pratica. La vastità e varietà di lavori, le imprese eseguite. La sfaccettatura d’interessi e competenze dice della sua intelligenza e preparazione. Il tutto con una gran voglia di fare, di lavorare, con larga dose d’iniziativa, intraprendenza e coraggio. Insomma tutto il contrario di quello che per decenni ritenevo che fosse. E’ persona più che solida in tutti i sensi. S’impegna in molte cose, le più disparate, dall’arte, alla meccanica, alla scienza. E’ un affettuoso marito (bella forza con un angelo di moglie come Michela) ed un ottimo padre di due figli meravigliosi. Fortunato per il buon legno degli stessi, ma col merito di averli allevati come si deve!

Queste confessioni penso saranno una sorpresa anche per te Lamberto, perché‚ non siamo mai entrati in ragionamenti del genere. Resterai anche sorpreso che proprio io ti abbia accreditato tante qualità ed abilità di civiltà terrestre senza aver detto una parola di natura subacquea. Mi pareva di doverla piantare per non essere noioso (chissà se ho fatto in tempo)! E poi, volevo lasciare che quel mondo i lettori lo scoprissero via via condotti dal tuo piacevole racconto. Aggiungo ancora una cosa. Non sapevo quasi nulla di quest’enorme attività e dell’incredibile diversità. Ne sono rimasto sinceramente sorpreso. Credo che sarà la stessa cosa per chiunque ti leggerà, confermo ed anche aumento la mia stima, faccio i miei auguri veramente sinceri.

Luigi Ferraro

Il prof. Luigi Ferraro è una delle più prestigiose Medaglie d’Oro della Marina Militare. Fu un valoroso incursore subacqueo della Seconda Guerra Mondiale ed anche la persona che da solo causò più danni al nemico (due mercantili affondati, uno gravemente danneggiato ed un quarto attaccato) senza causare vittime. Tra gli innumerevoli suoi meriti c’è anche quello di aver creato le prime scuole subacquee civili e la TECHNISUB, azienda leader mondiale nel campo delle attrezzature subacquee.


Arrigo A. Cigna

Da sinistra: il prof. Arrigo Cigna, l’ing. Federico De Strobel e l’Autore in occasione della consegna del premio “Award” 2011 assegnato dalla “The Historical Diving Society” Italia all’Autore quale pioniere dell’attività subacquea.

Da sinistra: il prof. Arrigo Cigna, l’ing. Federico De Strobel e l’Autore in occasione della consegna del premio “Award” 2011 assegnato dalla “The Historical Diving Society” Italia all’Autore quale pioniere dell’attività subacquea.

Quando si incomincia a parlare o scrivere di ricordi, vuol dire che si è usciti dalla giovinezza: questo non è certamente un fatto negativo in quanto l’unico modo per non invecchiare è quello di morire in giovane età. L’aspetto negativo potrebbe essere quello di credere di avere qualcosa da raccontare mentre, in realtà, non c’è proprio niente che valga la pena di essere raccontato.

Questo non è il caso del nostro amico che, caso mai, dovrebbe essere accusato del contrario. Infatti Lamberto Ferri Ricchi è uno strano individuo (essendo speleologo potrebbe non essere strano ?) ufficialmente geologo ma, nella vita pratica, molto più prossimo ad Archimede Pitagorico. Con ciò non voglio togliere nulla alla sua cultura geologica ed esperienza professionale che, anzi, è ottima come documentato dalla sua attività. Vorrei invece mettere in evidenza l’altro aspetto che lo caratterizza e cioè quello di cimentarsi nell’ideazione e successiva costruzione di ogni sorta di strani congegni che spaziano dall’elettronica alla meccanica, tanto per non parlare di altre applicazioni meno frequenti.

Tuttavia, una volta accroccato con successo il congegno, non soltanto non gli passa per la mente l’idea di descriverlo al prossimo ma, addirittura, rifiuta l’invito a farlo, sia pure con il garbo e la cortesia che gli sono congeniali. Si tratta di un comportamento piuttosto raro nel mondo della ricerca; infatti chi inventa o scopre qualcosa procede con mirabile sollecitudine a pubblicare l’oggetto delle sue diavolerie. Un esempio tipico di questa trascuratezza è raccontato nel capitolo dedicato alla Grotta dei Cervi di Porto Badisco, dove si accenna ad un sistema di radiolocalizzazione che è stato essenziale per il lavoro che dovevamo compiere e che non sono mai riuscito ad ottenere che lo pubblicasse in qualche rivista specializzata.

Alcuni decenni più tardi, quando apparivano descrizioni di strumenti simili, ero tornato alla carica ma la risposta era stata che ormai aveva perso gli schemi e che la tecnologia era superata. A questo punto non posso nascondere la mia soddisfazione per il fatto che qualcuno (sia lode imperitura a costui !) sia riuscito a convincere Lamberto a scrivere questo libro che ci racconta tante vicende delle quali si sarebbe persa la memoria, anche se, ohibò, nessuno potrà mai conoscere i dettagli del radiolocalizzatore come di altri astutissimi ordigni ideati, fabbricati e poi irrimediabilmente abbandonati dal Nostro.

In un paio di casi, poi, questa peculiare abilità ha potuto svilupparsi ben al di là della semplice realizzazione di congegni più o meno complessi. Si tratta dei progetti, in parte anche realizzati, di turisticizzazione delle Grotte di Pastena e del Pozzo Santullo. Nel primo caso, trattandosi di una grotta ad elevata energia (anche troppa ! Infatti è attraversata da un corso d’acqua talvolta piuttosto abbondante) il progetto non è stato condizionato da troppe condizioni al contorno ed ha potuto sfruttare soluzioni innovative e, sotto un certo aspetto, avveniristiche.

Nel caso del Pozzo Santullo, la funzionalità della soluzione proposta si è mirabilmente accompagnata al pieno rispetto dell’ambiente, sia sotterraneo che di superficie. Per entrambi i casi ci si deve augurare che quanto attualmente sulla carta possa trovare attuazione in un futuro non troppo lontano che possa consentire a tutti noi di apprezzare, una volta di più, le brillanti trovate del Nostro. La sua lunga attività speleologica e subacquea, gli dà poi modo di trattare tanti soggetti che attualmente sono diventati ormai di grande attualità per le ricerche e le esplorazioni di questi ultimi anni ma che, in effetti, erano già stati presi in considerazione in un passato abbastanza lontano quando, gran parte dei lettori di oggi, non era ancora nata o, comunque, se non alla vita biologica almeno a quella speleologica.

Questo libro costituisce, inoltre, un documento prezioso per la storia della speleologia italiana in un periodo in cui molte notizie sono sepolte in pubblicazioni frammentarie ed attualmente introvabili se non, addirittura, nei cassetti o nella mente dei protagonisti di allora.

Prima di concludere queste poche righe mi viene in mente un altro esempio di ricercatore piuttosto restio a pubblicare: si tratta di Ettore Majorana, famoso fisico teorico scomparso misteriosamente in giovane età. Però, per fortuna sua e di quanti gli stanno intorno, Lamberto Ferri Ricchi è un po’ meno genio ma un po’ più vicino alla gente normale rispetto a questo illustre predecessore.

Arrigo A. Cigna

Il prof. Arrigo A. Cigna, fisico di professione, è attualmente l’unico libero docente di speleologia ancora vivente in Italia dopo la scomparsa di Franco Anelli e Walter Maucci. E’ stato anche presidente della Società Speleologica Italiana e dell’Union Internationale de Spéléologie per diversi anni.


Presentazione di un caro amico

L’ing. Gianni Fiore e la Moglie Liuba

L’ing. Gianni Fiore e la Moglie Liuba

Caro Lamberto, non appena ho iniziato a sfogliare l’indice della tua meravigliosa opera, mi è venuto naturale ripercorrere con la mente molte delle occasioni che ci hanno visto, vicini o lontani, condividere momenti veramente belli ed esaltanti. Il ricordo è andato subito a quando, giovani laureati, ma definiti dai graduati, come per prassi, “imbranati”, ci trovammo ad affrontare la nostra vita di allievi ufficiali all’accademia aeronautica di Pozzuoli. E lì i nostri cognomi fecero in modo che iniziasse tra noi una frequentazione che ti fece diventare quello che ancora oggi sei: “il mio più caro amico”. Trascorsi i tre mesi di Accademia, continuammo il Servizio in posti diversi e ci perdemmo di vista.

Ancora il caso ci fece incontrare quando io, membro della Commissione De Marchi incaricata di proporre il piano di difesa idrogeologica del territorio nazionale, chiesi all’Istituto di Geologia dell’Università di Roma i nomi di dei due migliori laureati per collaborare, a titolo gratuito, per lo studio della sistemazione idrogeologica del Bacino del Fiume Ombrone.

Nelle settimane che trascorremmo esplorando il territorio alla ricerca di siti per la realizzazione di dighe di laminazione, la nostra amicizia ebbe modo di consolidarsi. Ricordo ancora le sere che rimanevamo a mettere in ordine gli appunti nei locali del Servizio Idrografico di via Monzambano dove per uscire, alle 4 del mattino, dovevamo svegliare il portiere.

Come sarebbe stato possibile tutto questo se non ispirato dalla comunione di intenti di realizzare qualcosa di utile, ma reso facilitato da quei sentimenti di profonda reciproca stima e amicizia che condividevamo.

Subentrò quindi il periodo della mia curiosità per tutte le cose che mano a mano scoprivo nel tuo bagaglio di interessi per le questioni scientifiche in generale e tecniche in particolare. E mi piaceva il fatto che i nostri colloqui fossero sempre indirizzati alla scoperta reciproca di soluzioni per i più svariati problemi. L’idea nata in uno di noi richiedeva sempre la critica dell’altro fino ad arrivare alla condivisione finale.

Ricordo il mio stupore quando entrai per la prima volta nel tuo laboratorio di via Mecenate. Un semiinterrato dove c’era di tutto, dal transistor al cuscinetto a sfere, dal saldatore al prototipo di mini-sommergibile, dal termometro digitale ad altissima sensibilità costruito da te a una serie di altri strumenti di rilevamento di gas etc. etc.

Poi un bel giorno mi proponesti di entrare in una grotta “facile” adatta per un principiante. Non ne ricordo il nome, ma certamente non si presentò come la classica grotta. Mi indicasti un buco in un campo incolto vicino al lago di Corbara e mi dicesti “dobbiamo calarci lì”. Fu la mia prima ed unica esperienza di discesa in uno stretto pozzo con una scaletta speleologica per arrivare sul fondo da dove avrebbe avuto inizio il mio più avventuroso, affascinante viaggio incubo nel sottosuolo (ricorda che sono un ingegnere minerario e quindi il sotterraneo mi era familiare), ma il dovermi infilare in un buco orizzontale, lungo non so quanto, al buio con i piedi in avanti e con il tuo consiglio di espirare profondamente per potermi spingere a superare eventuali strettoie di quel cunicolo ancora oggi, dopo alcuni decenni, resta un ricordo che fa battere il cuore.

Da allora tante altre volte mi hai invitato in grotta, sempre con la scusa della ricerca di soluzioni ai più svariati problemi (idraulici, statici, idrologici, urbanistici, ambientali, e ne dimentico certamente qualcuno) che ti sei sempre posto al disinteressato fine di valorizzare queste bellezze poco conosciute ai più ed è ovvio che oggi, dopo una vita dedicata prima alla conoscenza e poi alla scienza applicata agli ipogei, tu raccolga il frutto di tanta dedizione con il riconoscimento da parte di tutto il mondo che ruota intorno alla speleosubacquea, nazionale ed internazionale.

Ed è ammirevole il fatto che ancora oggi, che non sei più un giovanotto, ne conservi ancora lo spirito e continui a dedicarti ed a lottare per fare emergere le tue idee, sempre vincenti, perché basate su una profonda cultura generale, sull’amore per la “ricerca” e sulla “curiosità” che spinge gli individui ad allargare sempre più il campo della conoscenza e dell’esperienza.

Caro Lamberto, tu hai dedicato la tua intera vita professionale alla speleologia subacquea, ma puoi ritenerti fortunato, perché ne sei stato ricambiato con le tante soddisfazioni conseguenti ai tuoi successi e con gli onori che ti sono stati riconosciuti dal mondo scientifico-tecnico, dai media, dai cultori della materia ed, in ultimo, dai tanti tuoi amici di cui mi onoro di far parte.

Giovanni Fiore

L’ing. Giovanni Fiore è laureato in Ingegneria e in Scienze Geologiche. Membro esperto del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici. Collaudatore di opere pubbliche. Consulente di enti pubblici nazionali presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Vice Presidente del Comitato Italiano Grandi Dighe.


Franco Capodarte

A sinistra il dott. Franco Capodarte accanto a Faustolo Rambelli, Presidente della The Historical Diving Society Italia, nel 2014, in occasione dell’inaugurazione del nuovo Museo Nazionale delle Attività Subacquee a Marina di Ravenna.

A sinistra il dott. Franco Capodarte accanto a Faustolo Rambelli, Presidente della The Historical Diving Society Italia, nel 2014, in occasione dell’inaugurazione del nuovo Museo
Nazionale delle Attività Subacquee a Marina di Ravenna.

Come sub, nasce nei grandi spazi liberi dove opera il pescatore subacqueo. Il fisico gli consente apnee profonde e tempi d’ immersione sufficienti per catturare prede immortalate da fotografie di tempi lontani. Poi, viene rapito da canti di sirene che sembrano provenire da meandri tenebrosi. Come Ulisse, assetato di conoscenza, non vi si sottrae. Ma come I’astuto eroe omerico, prende le necessarie contromisure perché non debba pagare il prezzo di un’avventura estrema. Ulisse si fa legare all’ albero della nave; lui, geologo, studia con metodo scientifico ogni minimo dettaglio di un’immersione nelle tenebre per svelare quel canto che sembra pieno di mistero. Così armato di calcoli e congegni, abbandona per sempre gli spazi azzurri delle battute di pesca e s’ incammina per le vie sommerse dalle acque, tortuose e imprevedibili, dove regnano le sirene del buio assoluto. Nasce così, in Italia, la speleologia subacquea. E Lamberto Ferri Ricchi ne è il fondatore coniando il neologismo di speleosub. Certe imprese si vivono come una favola o non si vivono per niente. Lui fa in modo che la favola abbia sempre il lieto fine come è nella tradizione, malgrado difficoltà che è quasi impossibile perfino immaginare. Ma il richiamo che continua a risalire da recessi danteschi mai viene tradito e le cronache si arricchiscono di nuove scoperte e di imprese di livello mondiale. Cosi Lamberto Ferri Ricchi, fra richiami magici che accendono la sua fantasia e percorsi strettamente tecnico-scientifici, scrive pagina dopo pagina la storia della speleologia subacquea in Italia.

Franco Capodarte Giornalista professionista, con gran parte della sua attività legata, come capo-redattore o direttore responsabile, alla rivista Mondo Sommerso, fin dal lontano 1963. Passato poi alla RAI come responsabile del ” settore subacqueo” ha realizzato, anche in tale campo, centinaia di servizi televisivi e documentari.


Gaetano Cafiero

A sinistra Gaetano Cafiero, noto giornalista subacqueo e scrittore, con l’Autore

A destra Gaetano Cafiero, noto giornalista subacqueo e scrittore, con l’Autore

Lamberto Ferri Ricchi non ottiene commende né cavalierati, ma soltanto un encomio «da iscriversi sui documenti personali», dal capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica quando, ufficiale di complemento dell’Arma Azzurra, partecipa alla creazione del primo « Nucleo Sperimentale per la sopravvivenza in mare» a Vigna di Valle, per l’attività svolta come istruttore subacqueo; finito il servizio militare, nel ’68, il ministero dei Lavori Pubblici gli riconosce la qualifica di «geologo esperto» e lo assume con contratto a termine per prendere parte ai lavori della commissione intermini­steriale per la difesa del suolo. Una faccenda soltanto in apparenza poco subacquea, perché Ferri Ricchi il suolo lo studia prevalentemente da sotto, ficcandosi in antri e grotte paurosissime e sommozzando, ai limiti della follia, in interminabili sifoni pieni d’acqua gelida e fango. Quando esplorò la grotta sommersa di Cala di Luna, in Sardegna, percorse 1.080 metri sott’acqua toccando quote di meno 35 metri.

Nato a Roma nel 1941 da famiglia emiliana, Lam­berto Ferri Ricchi cominciò ad andar sott’acqua ch’era piccolissimo, a 8 anni, con un paio di pinnacce (forse un residuato bellico) trovate a Porta Portese, e con uno scopo tutt’altro che nobile e scientifico: raccogliere cozze. Ha appena dieci anni quando è colpito per la prima volta da un’intuizione folgorante, e inventa l’autorespiratore. Un autorespiratore da bambino, si capisce, fatto con una bottiglia d’alluminio chiusa con una valvola da pneumatico e caricabile, per così dire, mediante l’immissione d’aria per mezzo d’una pompa da bicicletta.

Il congegno funziona. Richiede un considerevole dispendio d’energie per essere opportunamente imbot­tito d’aria, e assicura al ragazzetto immerso una sola boccata d’aria, ma basta per consentire a Lamberto di raddoppiare il quantitativo di cozze raccolte, e soprat­tutto scatena in lui un’irrefrenabile smania inventiva. Fino al 1957 spende in fucili e arpioni tutti i soldi guadagnati con le cozze, e pesca accanitamente in apnea. Poi passa all’autorespiratore vero e si succhia due bibombola al giorno per mantenersi in vacanza in Sardegna facendo strage di pesce.

A 21 anni partecipa per la prima volta a una campagna archeologica, quella organizzata nel mare di Taormina da Franco Papò, di professione ufficiale superiore dell’Aeronautica ma in pratica grande esperto di archeologia subacquea. Quel­l’anno (è il 1962) Lamberto comincia a far fotografie sott’acqua con una Nikonos che divide fraternamente con Roberto Dei, futuro presidente della commissione fotografica della CMAS, la Confédération Mondiale des Activités Subaquatiques. L’anno dopo si decide ad appendere il fucile al chiodo e comincia a interes­sarsi anche di speleologia subacquea. Intanto non ha perso tempo e ha costruito ogni sorta di congegni meccanici ed elettronici, che funzionano non soltanto in mare ma anche nelle spelonche buie, allagate e gelide nelle quali effettua le sue immersioni preferite.

Prima ancora di laurearsi in geologia, Ferri Ricchi comincia ad andar per grotte (e sotto l’acqua delle grotte): esplora tutto il fiume subacqueo che costituisce il ramo attivo delle Grotte di Pastena, 2.600 metri di percorso da accapponare la pelle.

Poi si dedica agli etruschi: si caccia nel cunicolo che alimenta la Fontana Nuova di Tarquinia, trova preziosi monili d’oro con l’ausilio di un metal detector che ha progettato e costruito da solo, si ficca nelle sorgenti solforose delle Acque Albule, a Tivoli, si fa una passeg­giata di 310 metri a quota meno 35 nelle grotte di Capocaccia, in Sardegna, e qui, a una profondità ancora maggiore, meno 45 metri, trova anche importanti reperti paleontologici. Quindi si ricorda di essere geologo, studia una foresta fossile sommersa nel lago di Marti­gnano e formula una teoria che susciterà un vespaio di polemiche, secondo la quale buona parte dei laghi italiani avrebbero subito notevoli variazioni di livello, in epoca protostorica, e storica, a causa di variazioni del clima.

L’attività subacquea, del resto è stato l’unico sport, che sia evoluto in scienza, e resta l’unico modo di fare scienza praticando uno sport, perché è innegabile che l’archeologo, il biologo, il geologo subacquei quando si immergono nel loro laboratorio, che è il mare, oppure un lago, o un fiume, restano scienziati senza perdere la loro connotazione di sportivi.

Dalla «tribù delle rocce», come Duilio Marcante, negli anni degli inizi, definiva i già mitici sub, sono usciti fior di studiosi, o almeno insostituibili collabora­tori degli studiosi. La rinuncia al fucile è stata conse­quenziale, naturale, più che volontaria. Molti hanno cominciato quasi per gioco a trascurare branzini e cernie e a guardarsi intorno, nel nuovo ambiente sottomarino, con occhi diversi. Hanno scoperto cose e creature inimmaginate e si sono resi conto di avere a disposizione mezzi straordinari, e il gioco si è trasformato in impegno più che professionale.

Brano tratto dal libro “Vita da Sub” edizioni SEI, Torino, 1977 del noto giornalista subacqueo e scrittore Gaetano Cafiero, inviato speciale all’estero per quotidiani e periodici importanti, noto cronista della storia subacquea non solo italiana.


Da un libro di un illustre Pastenese

Il prof. Dante Grossi, a destra nella foto, illustre Pastenese, presidente dell’Associazione Magistrale Laziale e dell’omonima Biblioteca romana. Autore di numerosi saggi, opere letterarie e di un volume di 380 pagine dal titolo: “Pastena di Ciociaria”.

Il prof. Dante Grossi, a destra nella foto, illustre Pastenese, presidente dell’Associazione Magistrale Laziale e dell’omonima Biblioteca romana. Autore di numerosi saggi, opere letterarie e di un volume di 380 pagine dal titolo: “Pastena di Ciociaria”.

All’inizio degli anni ’30 – è un dato di fatto – le Grotte di Pastena avevano già la loro picco­la storia, e godevano di una notevole celebrità. … Poi i danni prodotti alle Grotte abbandonate a se stesse nella seconda metà degli anni ’40 e i pri­mi dei ’50 furono incalcolabili, sia sotto l’aspetto estetico che per quel­lo propriamente scientifico. … Agli inizi degli anni ’50, l’Amministrazione comunale di Pastena dormiva i suoi tranquilli sonni di incoscienza e di assoluta mancanza di prospettive. … Per le Grotte rimanevano da affrontare e approfondire molti degli aspetti propriamente scientifici, tecnici ed ambientali che sottendevano al problema più gene­rale avvertito del ripristino turistico-commerciale dell’impor­tante complesso.

In tale prospettiva, bisognava allora saperne di più sul fenomeno carsico pastenese, e saperlo in termini peculiarmente esplorativi; e soprattutto occorreva approfondire lo studio dell’in­tero sistema idrologico di Pastena e dei suoi territori limitrofi per individuare al meglio i pos­sibili modi di intervento. … Ebbene, questa non certo lieve incombenza se l’assunse di propria iniziativa, all’insaputa di tutti i pastenesi (e men che meno degli amministratori comunali che continuavano ad essere del tutto “estranei” a tali problematiche ambientali), un allora giovane ricercatore particolarmente appassionato a tal genere di intraprese. …

Questo giovane esploratore-speleologo romano è il dottor LAMBERTO FERRI RICCHI, og­gi geologo di professione, peraltro creatore e pioniere di una nuovissima specializzazione sportiva che si denomina speleologia subacquea. Egli già dagli anni ’60 lavorava alacremente – com’è documentato da molteplici relazioni tecnico-scientifiche pubblicate in Italia e all’estero – alla maggiore conoscenza dei fenomeni geologici e idrografici pastenesi. … Negli stessi anni aveva calcolato la quantità delle acque displuvianti dai monti e dai colli circostanti sulle due pianure di Pastena, in rapporto alla portata sia dell’inghiottitoio dell’Ovizo sia di quello terminale delle Grotte del Portuso, oggi note come Grotte di Pastena.

Il dottor Ferri Ricchi, con le sue esplorazioni avvenute dal 1963 al 1968, aveva per suo con­to approfondito già tutti i problemi strutturali (geologici, orografici e idrografici) dell’intero “ambiente” pastenese, di cui conosceva meglio di qualunque altro ogni minimo aspetto. In più, quest’uomo che è stato definito un personaggio della subacquea, proprio da speleosub e da autentico esploratore delle tenebre, aveva esplorato personalmente l’intero ramo attivo o grot­ta inferiore dello stesso Portuso, ove si convogliano le acque pio­vane di tutti i bacini pastenesi. Cosicché, sin dagli ultimi anni ’60 egli possedeva una vasta documentazione, anche fotografica e videografica, dei rispettivi fenomeni sotterranei della Grotta attiva, oltre che, naturalmente, sui diversi aspetti elaborati circa l’interessante proble­matica scientifico-geologica dell’intero fenomeno carsico pastenese.

Lamberto Ferri Ricchi era pertanto in quel momento l’unica persona che potesse affrontare con la massima cognizio­ne di causa e la necessaria esperienza tecnica, peraltro assunta direttamente e soprattutto col più spontaneo interesse, l’intera problematica delle condizioni e difficoltà cui si sarebbe anda­ti incontro nel compiere un nuovo intervento sul complesso geologico pastenese. Sentiamo il dovere di affermare sin d’ora – e i fatti che seguono ce ne danno larga conferma – che Pastena deve moltissimo a quest’uomo, a questo specialista tanto profondamente prepa­rato e serio quanto schivo per sua natura, e sincero amante del nostro territorio forse assai più di noi stessi pastenesi. … E non parlerò qui di riconoscenza, per puro amore di campanile! Non è questa la sede per polemiche e recriminazioni: a conoscere il comportamento di qualche per­sona fra quelle “rappresentative” di questo paese, oggi, come minimo verrebbe voglia di tuo­nare – come faceva al suo tempo il fierissimo ciociaro Marco Tullio: O tempora! o mores!…

Ma al di là delle considerazioni più o meno amare che potremmo fare, quel che ci preme di­re è che con gli anni ’70 mutarono anche i tempi delle nostre Grotte. Lo speleosub Ferri Ricchi, avendo completato o quasi le sue indagini preliminari e di studio sull’amato Portuso, po­teva finalmente affermare che, almeno per lui, quel mondo sotterraneo pastenese era ormai tutt’altro che misterioso, come certamente era stato per i primi esploratori del 1925-26. … Chi scrive queste note … riuscì a preparare un primo contatto fra i tecnici del problema (nella fattispecie l’amico dott. Ferri Ricchi protagonista e tecnico dell’impresa suddetta) ed i responsabili politici ed amministrativi con i quali bisogna­va fare i conti per poter avviare concretamente e validamente qualunque progetto.

La progettazione delle opere per la valorizzazione delle Grotte di Paste­na. “sulla base dei nuovi elementi conoscitivi e delle soluzioni prospettate dal dottor Ferri Ricchi”, venne affidata nel 1973 dalla stessa Cassa per il Mezzogiorno al suddetto professio­nista congiuntamente all’architetto Francesco Paolo Fiore. … Sulla base di tale diagnosi espressa dal Ferri Ricchi – risultata poi abbastanza esatta, alla luce delle ultime esplorazioni da lui stesso com­piute – si fondò l’intero progetto esecutivo che previde pertanto le seguenti opere: “a) sistema­zione della diramazione in quota (ramo fossile) con ristrutturazione dei vecchi camminamenti turistici e rifacimento ex novo di scale e passerelle; b) realizzazione di nuovi camminamenti nell’androne d’ingresso; c) scavo di quattro gallerie e costruzione di passerelle metalliche a sbalzo per rendere visitabili gli ambienti vastissimi ed estremamente suggestivi lungo il fiume sotterraneo (ramo attivo) al di là del salone d’ingresso; d) creazione di un lago artificiale nel salone d’ingresso; e) realizzazione di un impianto elettrico di tipo subacqueo per l’asportazione della fanghiglia che si deposita in determinati ambienti e di una rete fognante per lo scolo del­le acque.

A ridurre gli effetti di possibili alluvioni e soprattutto dell’ostruzione del condotto sotterraneo, il progetto prevedeva infine l’eliminazione dei sifoni mediante l’apertura di galle­rie by-pass. Opere, com’è evidente di grande impegno e complessità, che furono tutte egre­giamente portate a termine, come ancora oggi ciascuno può constatare. Naturalmente, tali opere vennero in realtà precedute e accompagnate da complesse indagini anche subacquee, installa­zione di impianti, operazioni di ridimensionamento rispetto alle condizioni risultate non pre­vedibili, predisposizione di sofisticate attrezzature, ecc., per l’intero arco dei lavori che durò alcuni anni. … L’aver guadagnato alla vista del visitatore comune l’immagine fascinosa del Lago Bleu nel quale si getta una bellissima casca­ta, significa aver dato almeno l’idea della bellezza del ramo attivo sotterraneo. Come pure, l’aver sistemato i quattro sifoni verso la risorgenza fa intravedere positive prospettive per ulte­riori sviluppi del circuito turistico nella Grotta.

Il prof. Dante Grossi, illustre Pastenese, lavorò sempre nella scuola e per la scuola, come maestro, come direttore didattico e funzionario presso i Centri Didattici Nazionali e poi al Ministero della Pubblica Istruzione, infine come presidente dell’Associazione Magistrale Laziale e dell’omonima Biblioteca romana. Autore di numerosi saggi e opere letterarie ha scritto un volume di 380 pagine dal titolo: “Pastena di Ciociaria”, Ed. Seam, collana “Studi storici” (1994) dal quale sono state tratte le citazioni sopra riportate.


Mario Mazzoli

Il dott. Mario Mazzoli, noto tecnico subacqueo, General Manager dell’associazione ASSO (Archeologia Subacquea Speleologia Organizzazione).

Il dott. Mario Mazzoli, noto tecnico subacqueo, General Manager dell’associazione ASSO (Archeologia Subacquea Speleologia Organizzazione).

Il titolo del libro non tragga in inganno… le meraviglie non sono merito di Ferri Ricchi e di misteri, dopo le sue chiare spiegazioni, ne restano ben pochi ! L’autore, affermato geologo e noto pioniere delle ricerche speleosubacquee, archeologiche subacquee e speleologiche, è anche abile organizzatore e persona di grande apertura mentale. Sin dall’inizio della sua attività, negli anni ’60, ha sempre operato in team affrontando qualsiasi tipo di ricerca in ottica interdisciplinare: per questo le sue esplorazioni e i relativi resoconti sono descritti con competenza e grande visione d’insieme. I risultati delle sue attività, alcuni dei quali riportati in questo libro, e il credito che ancora oggi gli viene riservato negli ambienti scientifici, subacquei e speleologici, testimoniano l’abilità e la credibilità che i lettori di Opera Ipogea potranno “toccare con mano” seguendolo in questo avvincente viaggio.

Cunicoli, grotte, acquedotti, giacimenti archeologici, sifoni, personaggi autorevoli di ieri e di oggi, attrezzature autocostruite di rara efficienza e di incredibile attualità, immagini che hanno fatto la storia della speleologia e della subacquea, mitiche esplorazioni delle quali abbiamo molto sentito parlare, paure ed emozioni. Il libro riserva anche un’altra sorpresa a coloro che hanno iniziato l’attività speleologica dopo di lui: la constatazione di quante sue imprese siano state carpite, e quante delle sue fotografie utilizzate in passato senza citare l’autore: ma si sa, gli eclettici ed i ricercatori veri raramente sono vendicativi! Chi desidera maggiori informazioni sul volume può trovare gli abstract dei diversi capitoli sul sito internet www.assonet.org.

Il dott. Mario Mazzoli è un noto tecnico subacqueo, General Manager dell’associazione ASSO (Archeologia Subacquea Speleologia Organizzazione). Tratto da OPERA IPOGEA, Anno III, n° 2, 2001 – Rivista della Commissione Nazionale Cavità Artificiali – Società Speleologica Italiana.